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FOOD & DRINK

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Case study Food & Drink, best practice e strategie di Video Marketing

Uno dei settori in cui il video marketing è stato utilizzato con maggior successo è la food industry. Il settore alimentare è infatti da sempre molto attivo online con una grande quantità di contenuti prodotti e pubblicati sia dai brand che dai consumatori.
L’interesse delle nuove generazioni per i contenuti legati al cibo è aumentato, basti pensare ad Instagram con i suoi hashtag: #foodporn da solo ha ormai superato i 180 milioni di post, a cui vanno sommati tutti gli altri hashtag relativi all’argomento. Il fenomeno ha una portata impressionante sia in termini numerici che di interesse da parte degli utenti.
Questo comporta una grande attenzione da parte dei brand di settore che si trovano a maneggiare una vera e propria miniera d’oro. Campagne di video marketing veicolate attraverso i social network offrono alle aziende della Food e Drink Industry una grandissima visibilità e vengono quindi implementate in maniera consistente.
Le modalità in cui questa forma comunicativa viene declinata sono differenti e dipendono dalla composizione del target di riferimento e dalla creatività dei pubblicitari. Campagne video realizzate attraverso un sapiente storytelling e in generale tutti i branded content sono mezzi utili a comunicare con un pubblico che cerca informazioni ed intrattenimento e che sempre meno apprezza i contenuti apertamente pubblicitari.
Gli esempi di successo non mancano e offrono una panoramica sulle modalità in cui la produzione video può essere utilizzata al servizio della Food Industry.

Caffè Pelè e il successo di uno sbadiglio. Quando guerrilla marketing e video marketing sono potenti alleati


Un esempio di video marketing non convenzionale di grande successo è quello messo in atto dal Cafè Pelé a San Paolo del Brasile e poi pubblicizzato grazie ad un video condiviso online sui canali social del gruppo.
Una serie di cartelloni posizionati all’interno di una stazione metro di San Paolo, grazie a dei sensori di movimento che ne permettevano l’attivazione al passaggio dei viaggiatori, trasmettevano video di attori ripresi nell’atto di sbadigliare. I passanti, alla vista dei video, sono stati contagiati iniziando a sbadigliare anch’essi e più aumentava la folla, più aumentavano gli sbadigli. In mezzo allo stupore e al divertimento generale, quando il fenomeno dello sbadiglio collettivo era al culmine, i viaggiatori, inconsapevoli attori dello spot, sono stati ricompensati con un caffè.
Una serie di telecamere nascoste ha ripreso la scena creando un video divertente e sicuramente diverso.
Partendo dalla statistica che il 70 % delle persone viene contagiata dalla vista di uno sbadiglio, e che gli sbadigli inducono sonnolenza e, di conseguenza, il bisogno di un caffè, Cafè Pelè ha realizzato una campagna innovativa creando nel consumatore un bisogno e dimostrando come il proprio prodotto fosse in grado di soddisfarlo.
Il video, distribuito su YouTube e condiviso sui social, rappresenta il secondo step di una campagna di guerrilla marketing che parte nella vita reale e serve a trasmettere l’informazione a quante più persone possibili ricreando online la medesima esperienza vissuta dai viaggiatori della metro. Impossibile trattenere gli sbadigli (e la voglia di caffè) guardandolo!


Domino Pizza. La storia di come una sapiente campagna di video marketing ha salvato un’azienda dal disastro


La nota catena Domino’s Pizza ha fatto un sapiente utilizzo di una strategia di video marketing per emergere da una grave crisi che stava minacciando la sua stessa sopravvivenza.
Nel 2009 una serie di indagini sulla soddisfazione dei clienti portò alla luce che il brand, leader del settore, era apprezzato per il servizio di consegna a domicilio, veloce e puntuale, ma non per la qualità delle pizze.
Molte lamentele si incentravano sulla qualità dell’impasto, definito più volte come cartone, o sulla bontà degli ingredienti. I clienti, insomma, iniziavano a non essere affatto soddisfatti. A questa situazione si aggiunse, sempre nel 2009, uno scandalo che vide protagonisti due impiegati dell’azienda che postarono sui social un video poco simpatico in cui si riprendevano nell’atto di contaminare le pizze. La rivolta social fu enorme e le prime scuse ufficiali non servirono a nulla.
A questo punto il brand decise di muoversi per una nuova strada. Facendosi carico di tutte le accuse iniziarono a ripensare alle pizze, alle ricette e al personale.
Nel 2010 trovarono il modo di uscirne: venne ideata la campagna “we’re sorry” realizzando un video molto sincero in cui, senza trovare scuse, mostravano come l’intero staff fosse messo di fronte alle accuse e come avessero trovato il modo di migliorare.
I risultati furono strabilianti: la diffusione del video è coincisa con un aumento del 14% di fatturato nel primo anno. L’ascolto dei feedback da parte dei clienti e la narrazione video di come li hanno utilizzati per ripensare i propri prodotti è stato fondamentale per ricreare la fiducia perduta. Una strategia che ha funzionato a lungo termine se si pensa che nel 2017 Domino’s pizza ha superato Pizza Hut diventando il più grande franchise di pizza al mondo

Mc Donald’s search it. Utilizzare le ricerche degli utenti per una valida campagna di video marketing.


Un ultimo esempio del funzionamento di una buona campagna di video marketing è offerto dalla campagna di Mc Donald’s “The Place Where Coke Tasted So Good”.
In una sapiente campagna articolata in quattro step, Mc Donald’s ha saputo unire il video marketing tradizionale con una esperienza digitale tutta da scoprire.
Basandosi sulla percezione degli utenti che la Coca Cola servita da Mc fosse migliore di quella acquistata altrove, è stata messa in piedi una campagna composta da tre video rilasciati consecutivamente in cui il punto focale è proprio la ricerca di quel posto in cui la Cosa Cola ha un buon sapore.
Nel primo video, apparso nell’Aprile 2017 sul canale YouTube “That place where Coke tastes SO good”, ed intitolato “Search It”, l’attrice Mindy Kaling invita gli spettatori a cercare su Google proprio quel posto, quello in cui la coca cola ha un così buon sapore. Mc Donald’s non viene mai menzionato.
Il secondo video, intitolato “That Place”, pubblicato tre giorni dopo, era una versione estesa del video precedente in cui Mindy Kailing inizia a trovare i primi risultati delle ricerche.
Il terzo video era una carrellata di immagini, tutte con il logo di Mc Donald cancellato.
Il quarto video, caricato dal canale ufficiale di Mc Donald, forniva la soluzione all’enigma e finalmente si capiva che proprio Mc Donald’s era quel posto in cui la Coca Cola aveva un sapore così buono.
La cosa interessante di questa campagna è che Mc Donald non ha realizzato una landing page apposita ma ha sfruttato le esistenti ricerche dei consumatori che già conducevano sulle sue pagine.
La campagna ha avuto ottimi risultati con i video visti su YouTube più di 4 milioni di volte.

Angela D'Aprile

Classe 1979, la comunicazione prima che una professione è la mia naturale propensione. Costruire relazioni, creare strategie, unire insieme azioni online/social e offline per il raggiungimento di un obiettivo misurabile è il mio lavoro quotidiano. Dopo numerose esperienze professionali, dal 2014 sono la Communication Manager di Traipler.com.

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